Cosa aspettarsi dal Prosecco rosé? I forecast, i fondamentali della produzione e le sensazioni alla degustazione per comprendere al meglio il fenomeno del momento

Il mondo delle bollicine è da qualche mese in fermento e il nuovo nato Prosecco rosé è sicuramente il motivo principale di questa euforia.
Introdotto per la prima volta nel mercato nel 2020, la bollicina tutta italiana sembra essere destinata al successo.

Le aspettative

Come riporta il Corriere Vinicolo del 2 novembre 2020 infatti, le previsioni proiettano per il 2021 una produzione pari a circa 50 milioni di bottiglie, corrispondenti al 31% del totale di spumanti rosé a livello mondiale; ciò a fronte di una domanda attesa di 150 milioni di bottiglia in rosa, che rappresenta il 5% del consumo totale di bollicine.
Ma come nasce un Prosecco rosé? Nelle prossime righe faremo un breve viaggio alla scoperta di questo meraviglioso mondo, dando alcune nozioni generali sulla produzione del Prosecco, ed alcune più specifiche sul rosé.

Le regole del Prosecco (rosé)

Innanzitutto è importante sapere che la produzione del Prosecco è regolata dal cosiddetto “Disciplinare di produzione”, documento pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. Questo perché il Prosecco appartiene al filone DOP (DOCG e DOC), denominazione destinata solamente a prodotti legati ad un certo territorio, che abbiano delle specifiche caratteristiche intrinseche, e che ripettino precisi standard a livello produttivo.
Una prima domanda è quali siano i vitigni coinvolti nella produzione del Prosecco rosé. Come sarà facile immaginare, il principale componente è il glera, vitigno tipico del Prosecco, con una percentuale dell’85-90% del totale; si accompagna il Pinot nero, vinificato in rosso, in quantità compresa tra 15 e il 10%.
Un’interessante caratteristica da considerare in fase produttiva, è che la resa per ettaro di uva glera non possa superare le 18 tonnellate per ettaro, mentre il Pinot Nero deve restare al di sotto delle 13,5 t/ha.
Il titolo alcolometrico volumico naturale minimo, cioè quello che si forma in seguito alla fermentazione primaria e senza l’aiuto di zuccheri aggiunti, deve essere per entrambi i vitigni superiore ai 9 gradi alcol; valore che aumenterà all’11% volume nel prodotto finito, in seguito alla fermentazione secondaria in autoclave prevista per gli spumanti.
La DOP Prosecco è suddivisa in quattro sottocategorie, delle quali l’ultima aggiunta è per l’appunto il rosé:

  • Prosecco
  • Prosecco spumante
  • Prosecco spumante rosé
  • Prosecco frizzante

Come già suggerito, e come indicato dal Disciplinare di produzione, il Prosecco rosé deve essere di tipologia “spumante”; questo significa che la fermentazione deve essere naturale e deve avvenire a mezzo autoclave: un recipiente a pressione generalmente in acciaio. Sempre secondo le normative, questo processo non deve essere inferiore a sessanta giorni. L’autoclave è il simbolo distintivo del metodo Martinotti-Charmat, alternativa al più antico Metodo Classico, che prevede invece che la fermentazione avvenga in bottiglia.

Caratteristiche organolettiche

Volendo discutere le caratteristiche organolettiche, il punto di partenza è senza dubbio la vista, alla quale il rosé deve presentare un color rosa tenue più o meno intenso, e brillante; la spuma deve essere persistente. Da un esame olfattivo ci si deve aspettare un aroma fine e con sentori tipici delle uve di produzione; quindi di pera e fiori a petalo bianco per la presenza di glera, e lampone e fiori rossi per il pinot nero.
Dal punto di vista zuccherino, e quindi del gusto, le tipologie ammesse nel Prosecco rosé sono soltanto 4, e sono classificate in base ai grammi di zuccheri per litro:

  • Brut Nature, con meno di 3 g/l di zuccheri
  • Extra Brut, zuccheri compresi tra 0 e 6 g/l
  • Brut, zuccheri inferiori a 12g/l
  • Extra Dry, zuccheri compresi tra 12 e 20 g/l

Ricordiamo invece che nel caso del Prosecco spumante sono ammesse anche le tipologie Dry e Demi-sec, che hanno gradazioni zuccherine maggiori a quelle indicate precedentemente.

Prosecco rosé: what else?

Rispetto alle altre categorie di Prosecco, il rosé deve riportare in etichetta il termine “millesimato”, e perciò l’annata di vendemmia. Con “millesimato” si intende un prodotto vinicolo di cui almeno l’85% della cuvée provenga dalla stessa annata.
Importante caratteristica che accomuna tutti i vini Prosecco è sicuramente la zona di provenienza delle uve; questa deve essere circoscritta alle province di Belluno, Padova, Treviso, Venezia e Vicenza nel Veneto, e Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine nel Friuli-Venezia Giulia. Si tratta di zone dal clima temperato, protetto dalle correnti fredde del nord dalle Alpi, ed influenzato dai venti di scirocco, che portano una buona piovosità grazie all’azione del mare Adriatico.
Naturalmente quelle evidenziate sono solo alcune delle caratteristiche che contraddistinguono la produzione del Prosecco (rosé), forse le più interessanti per i non addetti ai lavori.
Mentre il mercato accoglie le prime bottiglie di annata 2020 ci prepariamo a seguire il fenomeno “rosé”, con la certezza che sarà presto riconosciuto nel mondo come una delle famose eccellenze italiane.